Una tragedia. Questa è l’unica cosa che dovremmo dire di quanto è appena accaduto in Emilia-Romagna, preoccupandoci di una cosa: sostenere la popolazione, che pare più che capace di reggersi sulle proprie gambe, e ricostruire il più velocemente possibile.
Ma, si sa, l’Italia è un grande tendone circense, dunque oltre alla tempesta reale bisogna subire quella della politica, dell’odio e dell’invidia. Le accuse politiche alla giunta di centrosinistra della Regione giungono, portando tanti ad arroccarsi in difesa: “vergogna, come si fa ad usare una tragedia per un attacco politico?”.
Che è vero, ma magari erano gli stessi che ai tempi del Covid facevano politica sulla tragedia lombarda, dichiarando la fine del modello lombardo, la necessità di rivedere qualsiasi cosa, dalla sanità al titolo quinto e via discorrendo. In tutto ciò, ovviamente, si infilano i meridionalisti, che dovendosi sempre distinguere – in peggio – stanno facendo le loro uscite dicendo che gli aiuti dimostrano che l’autonomia differenziata è sbagliata e che ora bisogna dare i fondi del Nord al Sud perché, signori miei, la pianura alluvionale padana ha subito un alluvione.
La questione è chiara, viene tutto messo sulle linee politiche: se la regione – o provincia o comune – è amica è da sostenere, se è nemica va attaccata, ovviamente non dimenticandosi del proprio beneficio personale. Tant’è per la vostra “unità e solidarietà nazionale”.
Siamo sicuri che sia ciò che le due regioni più produttive e ricche meritino ciò?
