Dal primo gennaio venturo a Milano sarà vietato fumare all’aperto: rimangono tollerate come al solito rapine, spaccio e delinquenza diffusa.
Meme a parte, ormai la concezione di libertà che viviamo è completamente randomica e non legata ad un ragionamento su cosa davvero significhi: così si può comprimere la libertà del
La scusa del comune, al solito, è l’inquinamento: le sigarette sarebbero responsabili del 7% delle polveri sottili secondo l’ARPA quindi, per opera dello Spirito Santo, appena si fuma in un luogo a distanza di 10 metri dagli altri, le polveri sottili non vengono emesse.
Dico scusa perché, un po’ come per l’area B, l’inquinamento non è la ragione principale: infatti, dopo aver obbligato migliaia di persone, soprattutto non particolarmente abbienti, a cambiare auto è partita subito la lamentela: non ha tolto abbastanza auto dalle strade!
La vera ragione, per fortuna, ce la spiega direttamente l’assessora Elena Grandi:
è in primis un’azione di sensibilizzazione che punta a scoraggiare stili di vita che sappiamo essere dannosi per la salute di tutte le persone, non solo dei fumatori
[…]
ma sono anche convinta che sarà uno strumento per avviare un vero cambio culturale. Ecco perchè contiamo sulla collaborazione di tutte e tutti
Tutte e tutti che, vedendo il sentimento popolare, non stanno certamente collaborando, anche tra non fumatori. Io non fumo, ritengo abbastanza sciocco farlo, ma riconosco anche che è libertà dei fumatori farlo e mi limito a chiedere due cose:
- Che l’attività di fumare non sia direttamente sussidiata dal pubblico
- Che non mi si fumi in faccia
Il secondo interesse cozza sicuramente con il diritto a fumare ovunque, ma “in faccia” vuol dire a uno o due metri: i miracolosi dieci metri sono un ordine di grandezza superiore!
Estendendo un po’, bisogna riconoscere che il fumo passivo è particolarmente pervasivo in alcune aree: quelle chiuse in primis, ma anche in determinate aree aperte. Ma bisogna anche dirci chiaramente che, rispetto al fumo attivo, quello passivo è un’inezia e il principale danno che crea alla maggioranza della popolazione è il fastidio dato dalla puzza, che è dunque un buon indice di dove intervenire in un modo che sia bilanciato a tutela di un interesse e non meramente totalitario a livello ideologico.
Tutto ciò mi ricorda un po’ la questione del Covid e della mascherina: la mascherina al chiuso era utile a ridurre la diffusione e, almeno nelle prime fasi della pandemia, giusta da imporre per legge. All’aperto la questione era più spinosa: in certi contesti, come gli assembramenti, poteva essere leggermente più conveniente usarla che non usarla, mentre da soli o in due non aveva senso. Anzi, le misure per l’aperto rischiavano di spostare le attività a rischio al chiuso, rendendole ancora più rischiose!
Similmente a quanto avvenuto per il Covid la smania di lanciare segnali dei nostri politici ha portato a imposizioni senza senso che, ironicamente hanno indebolito la percezione pubblica della mascherina e del distanziamento! Tutti capiamo perché non si debba fumare al chiuso e magari si può spiegare perché anche in determinate aree aperte si creano dinamiche paragonabili che rendono prudenziale un divieto, ma una misura del genere, figlia di un totalitarismo ideologico che vorrebbe far scomparire il fumo di sigaretta (poi magari predica la legalizzazione della cannabis), fa storcere il naso anche a chi non fuma, perché ci si rende conto che è il metodo ad essere problematico e che potrebbe rivoltarsi contro senza problemi contro ciò che invece ci piace fare.
Per dirla con le parole di un giovane ragazzo non fumatore che commentava la notizia: finiranno a dirci se e come possiamo fare sesso e con quali precauzioni. Che, in effetti, è la naturale conseguenza del paternalismo di Stato che usa i mezzi divieti, le leggi e simili per imporre questa o quella morale e cambio culturale invece di tutelare beni giuridici.
Che poi, rimanendo su temi… del cazzo, se il comune “punta a scoraggiare stili di vita che sappiamo essere dannosi per la salute di tutte le persone” come dice l’assessora Grandi, viene da chiedersi come mai il comune abbia un accordo con la Durex per fare educazione sessuale nelle scuole della città… sia chiaro, nulla di personale contro l’azienda o i suoi prodotti, ma chi parla di “cultura di una sessualità protetta, libera e consapevole” e come video sul tema ha “ma come si mette il preservativo” e “la prima volta” sicuramente non offre soluzioni reali alla problematica della diffusione di IST e simili, perché la soluzione reale non è usare determinati prodotti che riducono – e non azzerano – i rischi dell’attività sessuale, ma un cambiamento della morale sessuale che quantomeno non ritenga ovvio, sano e naturale che degli adolescenti irresponsabili facciano sesso e tale cambio, come dire… non sarebbe particolarmente buono per le casse di chi produce preservativi.
Cambiamento che, certamente, non è compito del pubblico imporre, non siamo in Iran, ma quantomeno sarebbe bene che non vi fosse un incentivo verso condotte sessualmente irresponsabili: sarebbe come sussidiare le sigarette! La linea tra la riduzione del danno e il sussidio del danno è, in casi del genere, molto fine!
Ma, com’è normale quando non si ragiona in punta di logica e diritto ma per ideologia, se X ci piace bisogna favorirlo, se Y non ci piace bisogna abbatterlo ad ogni costo, con qualsiasi scusa e anche se non ha senso farlo. Così la democrazia liberale viene sostituita da microdispostismi della durata di una legislatura.
In ogni caso, questo divieto ha solo due possibilità: che non venga fatto rispettare, come quello già in vigore ora nei parchi e alle fermate del bus, o che venga fatto rispettare. Nel primo caso, come ogni regola inutile, danneggerà la fiducia nella legge e nelle istituzioni. Nel secondo caso, i milanesi vedranno interi quartieri della propria città in mano alla criminalità e alla delinquenza di strada mentre i vigili pensano a multare l’onesto cittadino che non si è portato dietro il flessometro da dieci metri. Una visione interessante che difficilmente smuoverebbe l’elettorato milanese, ormai radicalmente ancorato a sinistra con una destra che nemmeno ci prova, ma che farà sicuramente piacere ai propagandisti di destra.