FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Quattro novembre: c’è qualcosa da festeggiare?

Ogni anno il quattro novembre, festa delle forze armate posta in corrispondenza con la fine della Prima Guerra Mondiale per l’Italia, porta a polemiche più o meno accentuate: Quest’anno le polemiche sono soprattutto in Veneto, tra l’assessora Donazzan che, facendo da megafono all’Associazione Nazionale Alpini – probabilmente in estinzione e necessitevole di nuovi iscritti -, chiede, oltre alla grande festa il quattro novembre, la leva obbligatoria, contestazioni in alcune scuole per l’invito di militari, botte e risposte tra destra nazionalista e sinistra indipendentista e così via.

Ma cosa c’è da festeggiare nell’aver mandato a morire centinaia di migliaia di giovani per un puro feticcio nazionalista, ossia la “redenzione” di terre che, di essere italiane, non è che siamo certi lo volessero?

Durante la prima guerra mondiale solo una minoranza, gli interventisti che si arruolarono, morì per la patria. Gli altri vennero assassinati dalla patria, sotto una scelta crudele: O muori per mano austriaca o ti fuciliamo noi. Sempre se non si veniva decimati prima, visto che sì, si usava ancora questa barbara pratica.

Nessuno ci dichiarò guerra. Avremmo potuto risparmiare migliaia di vite in un modo semplicissimo, non entrare in guerra. Ribadisco, l’Italia assassinò propri cittadini per velleità nazionaliste.

C’è qualcosa da festeggiare in ciò? No, assolutamente no. Tranne se, crudelmente, si crede che l’espansione dei confini – non “la liberazione” di qualcosa come sostiene qualcuno – valga più di 500’000 vite.

A mio parere il quattro novembre dovrebbe essere una giornata in ricordo delle vittime del nazionalismo. Un momento in cui ci fermiamo e ci chiediamo “senza il nazionalismo ottocentesco per cui la Patria viene prima di tutto e di tutti, quanti morti in meno avremmo avuto, quante aberrazioni avremmo evitato?”

Giovanni Adamo II del Liechtenstein, mio mentore ideologico, delle idee collettiviste, a cui ascrive soprattutto nazionalismo e socialismo, dice che sono, alla fine, delle religioni laiche, con un forte elemento emozionale che serve a distogliere le persone dal processo di creazione di uno Stato moderno, democratico e di diritto.

E come possiamo dargli torto: Al posto dei martiri abbiamo i caduti, al posto delle preghiere gli inni, al posto della Bibbia le costituzioni, al posto del Crocifisso la bandiera nazionale. Ma almeno le religioni sono più oneste, i martiri sono morti per loro scelta e intima credenza, non sotto un crudele ricatto.

E prima che qualcuno dica che “non ho rispetto per i caduti”: Non è forse lo stato che prima li ha mandati, senza ragione, a morire e ora ci marcia vergognosamente sopra ad essere il primo a non aver alcun rispetto dei caduti?

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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