A me le sardine non sono mai piaciute, un po’ per la loro concezione di libertà di parola che fa sembrare Pinochet un moderato liberaldemocratico, un po’ per la loro totale vuotezza di argomenti che non andavano oltre al “Salvini brutto”, ma gli ho lasciato il beneficio del dubbio.
Quando hanno iniziato ad imbarcare gli elementi della sinistra meridionale, beh, mi sono tolto quel dubbio.
Al Nord abbiamo storicamente avuto una sinistra antiparassitaria. Già dai tempi di Turati, che faceva sembrare Bossi un moderato, infatti, esistevano larghe fasce della sinistra che volevano l’autogoverno lombardo, inclusi i sindacati che dicevano che erano stanchi di vedere i propri soldi usati per finanziare il Sud.
Poi arrivò il fascismo. E la Repubblica. Luigi Einaudi, un novello Cavour, riuscì a fare ripartire con successo l’economia italiana. Nel frattempo venne costituita la Cassa del Mezzogiorno, con l’obiettivo di aiutare la costruzione di infrastrutture al Sud.
Grazie a Einaudi ci fu il boom economico. Ma negli anni ’60 i politici decisero che lo Stato doveva intervenire: arrivò la formula IRI, la spesa pubblica e il debito crebbero a vista d’occhio.
E fu la fine per il già martoriato Sud, che divenne terreno di pesca politico per imprese e servizi pubblici. Ed è chiaro che in un territorio già svantaggiato a livello infrastrutture e geografico se si iniziano a spostare le braccia e le menti verso inutili lavori pubblici beh, è la ricetta per il disastro.
Ebbene, la sinistra meridionale in larga parte è sostenitrice e complice di tale sistema. Per carità, anche la destra è parecchio parassitaria, ma almeno è meno supponente, per loro tutto ciò è una conseguenza dell’unità d’Italia (che a loro piace, de gustibus) e a forza di costituire infrastrutture le cose cambieranno, per la sinistra invece è tutto desiderabile e, anzi, benefico e da sostenere.
Si riempiono la bocca dicendo che “se il Sud smette di comperare dal Nord il Nord fallisce” mentre non si rendono conto che, vivendo in un’economia capitalista, il libero commercio arricchisce tutto e che, comunque, potrebbero già comperare tutto al Sud. Se non lo fanno ci sarà una ragione.
E parlano di welfare unico perché non possono esistere cittadini di serie A e B. Peccato che già esistano, basta vedere la differenza tra la sanità lombarda o emiliana con quella calabrese.
La verità è che, in Europa, i migliori welfare o sono privati o sono locali. Nei Paesi scandinavi ad esempio le sanità sono gestite a livello di contea o di comune, e idem le scuole – che hanno quasi sempre l’autonomia di assumere chi vogliono. In Svezia, sì, la “socialista e progressista Svezia”, le scuole sono pagate dai comuni. Incluse quelle private.
Ecco, le sardine hanno aderito in pieno a queste ricette. Peccato siano quelle che hanno danneggiato il Sud. E, personalmente, temo molto più l’odio inconsapevole di chi vuole martoriare un territorio già martoriato che quello del bergamasco che quando gli chiedi cosa pensa dei meridionali brandisce il fucile da caccia dicendo “só mè ‘l padrù” ma poi con la sua azienda commercia giornalmente col Meridione.
Ma l’odio inconsapevole delle sardine ha un nome. Statalismo.
Semplicemente credono che lo Stato sia onnisciente e onnipotente. Leggono cose sgradevoli? Lo Stato deve vietarle. Uno dei loro membri attacca la Lega e Salvini lo prende per il naso perché si incaglia? Lo Stato deve equiparare violenza verbale e fisica. Poi magari sono quelli che taggato sotto i post di Rete 4 “Mario Giordano ha la figa” o prendevano in giro Eraldo Isidori nella sua esibizione sul diritto penale.
Giò de la pianta, che i più vecchi di voi qualche volta Berlusconi l’hanno chiamato “nano malefico”. Non è che perché voialtri avete la sensibilità di una trappola per topi ben impostata bisogna vietare qualunque linguaggio non concesso dal catechismo della Chiesa cattolica. Ben venga difendere dalla diffamazione ma calmi, la libertà di espressione è un tantino più importante della libertà dalle espressioni che non mi piacciono.
E nel caso del Sud lo statalismo ha fallito. Più volte. Perdonatemi il paragone poco poetico ma è come infilarsi un oggetto nel retto, perderlo, infilarne un altro per recuperarlo, perdere pure quello e invece di andare al pronto soccorso infilarsi un altro oggetto. È una scelta abbastanza suicida e decisamente masochista.