FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Salta l’equiparazione bio-biodinamico. Ma quanto è scientifica l’agricoltura biologica?

Avrete sentito della storia dell’equiparazione del biodinamico all’agricoltura biologica , con conseguente mobilitazione istituzionale e scelta, alla Camera, di non votarla. Tralasciando che mi fa molto piacere che nessuno abbia detto “beh” quando si governava per decreto amministrativo ma si faccia tutto questo casino per una cosa tutto sommato inerme, è bene ricordare una cosa: anche il biologico non è una pratica definibile scientifica.

Chiaramente, non siamo davanti ad una pratica che ricorda la stregoneria come il biodinamico, con il cornoletame e altri preparati che ricordano le zuppe di Panoramix: d’altronde, per collegarci allo scorso articolo, il suo inventore – Steiner – voleva completare il metodo scientifico con una visione spirituale…

Ma il biologico non è questa agricoltura migliore che salverà il mondo, anzi… ha diverse problematiche non indifferenti. Non voglio fare lo statalista per cui le cose che non mi piacciono van vietate, solitamente nemmeno mi curo dell’etichetta BIO e compro prodotti biologici se convenienti, ma fare corretta informazione è essenziale.

Il biologico, ad esempio, rende poco. D’altronde, usa pesticidi ben più antichi e meno efficaci, quindi un campo coltivato biologico produce meno di un campo ordinario. Se tutto il mondo producesse biologico, anche solo per consumo umano, problemi come la deforestazione peggiorerebbero drasticamente.

E, visto che l’ho appena menzionato, sì, il biologico usa pesticidi, basta che siano approvati. E, spesso, l’approvazione dipende da concetti come “naturale” più che dall’ecologia: il rame è ampiamente usato nel biologico, peccato che sia tossico, si accumuli nel terreno e sia anche ben difficile da rimuovere.

Non sempre è un male il biologico, come potete leggere in questo articolo di Dario Bressanini: il biologico promuove la biodiversità e ha minori contaminazioni di pesticidi, per quanto anche l’agricoltura ordinaria sia ampiamente sotto i limiti di sicurezza.

Ma la resa è tendenzialmente minore, e questo pesa non poco: è un modello sostenibile finché è di nicchia, ma se tutta l’agricoltura si convertisse al biologico ci sarebbe un bel problema!

Ovviamente, non penso che il biologico vada svantaggiato per legge: son dell’idea che anche nell’agricoltura il libero mercato sia la forza migliore e che l’autorità pubblica debba più che altro tutelare marchi ed eccellenze, specialmente all’estero. Ma se lo stato sceglie di intervenire, così come non può sprecare i soldi dei contribuenti per il cornoletame, non dovrebbe spenderli nemmeno per un’agricoltura meno efficiente, quando c’è un’agricoltura convenzionale altrettanto sicura, il tutto senza nemmeno tirare in ballo gli OGM, nodo gordiano di ogni discussione sul tema.

Se poi le aziende del biologico riuscissero ad ottenere consistentemente una resa pari o superiore a quella dell’agricoltura convenzionale senza inquinare il terreno a lungo termine… tanto meglio per tutti!

Ma lo Stato non dovrebbe essere un attore, a mio parere.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.