Nella mia critica alla filosofia come disciplina universale c’è una cosa che fa particolarmente arrabbiare i filosofi: definire lo studio della filosofia come una materia storica, ossia storia della filosofia, e non come una sorta di jolly che ti insegna magicamente a pensare.
Secondo loro, così non è: la filosofia, insegnandoti l’altrui pensiero, ti insegna per una strana proprietà transitiva a pensare e senza sapere il pensiero di detti
Parlando con chi l’ha fatta, filosofia, ho sentito spesso un nome: Karl Marx.
Qualcuno lo citava con orgoglio, tenendoci a sottolineare che non fosse un economista, ma un filosofo, qualcun altro mi raccontò, addirittura, che si misero a imparare le formule dell’economia marxista e dovettero applicarle in verifica, unica deriva matematica dell’intero corso di tre anni.
C’è solo un problema: Marx è un coglione.
Questa frase l’ho pensata decine di volte per evitare l’uso del termine relativo ai genitali maschili, anche per non offenderli, ma è francamente impossibile trovare un’alternativa gentile. Per fortuna, ci ha pensato Keynes:
Il socialismo marxista deve sempre rimanere un mistero per gli storici del pensiero; come una dottrina così illogica e vuota possa aver esercitato un’influenza così potente e durevole sulle menti degli uomini e, attraverso questi, sugli eventi della storia
Non è nemmeno questione di scuola economica, per quanto ormai il concetto di scuola economica sia relativamente obsoleto, visto che la realtà ha il piccolissimo difetto di non adeguarsi così linearmente classificazioni semplicistiche: tra Hayek, Friedman e Keynes si può dibattere, ma Marx resta un paria per tutti, d’altronde, c’è davvero poco di salvabile in ciò che dice.
Anche empiricamente: vari Stati hanno seguito – più o meno – Keynes, Friedman e Hayek e nessuno è fallito se non comportandosi in modo completamente irresponsabile, mentre tutti i Paesi comunisti o si sono adeguati a una qualche forma di corporativismo statale o son finiti male.
Dunque, la filosofia ti dà gli strumenti per capire che Marx dice puttanate?
No! E nemmeno potrebbe, in realtà.
Esistono delle critiche filosofiche al marxismo (come quella di Mises o, restando vicini a noi, di Antonio Martino) ma, oltre a sfociare spesso nelle scienze sociali, vengono ampiamente ignorate dai docenti e, in ogni caso, non sono sufficienti a smentirlo in toto.
Permettetemi di sfociare nell’aneddotica, ma se già di media i docenti tendono a sinistra più della popolazione media, docenti che vengono dalle facoltà di lettere e filosofia, che in Italia sono delle madrase del comunismo, come potranno vedere le critiche ad un’ideologia che loro prendono sul serio se non come eresie da riservare a chi è già dentro all’accademia, così che possa capirle senza travisarle?
Soprattutto, è impossibile capire i fallimenti del marxismo senza altre discipline come l’economia, la storia, la matematica e la scienza, discipline che spesso non van proprio, scolasticamente parlando, con filosofia: economia c’è solo nei licei delle scienze umane (ex magistrali), storia, essenzialmente, arriva ovunque fino al 1900, e nel liceo più liceo di tutti, il classico, matematica e scienza son sconosciute, d’altronde è ben noto, laggiù, che “gli uomini di scienza sono l’incarnazione della barbarie mentale, proveniente dalla sostituzione degli schemi ai concetti, dei mucchietti di notizie all’organismo filosofico-storico“.
In ogni caso Marx stesso è la dimostrazione che la filosofia all’italiana non insegna a pensare, insegna cosa si pensava, non il come. Ripete pensieri ampiamente screditabili, e screditati, senza dare alcuno strumento per ragionarci sopra e per capire perché lo sono, alle volte negando addirittura che lo siano e vendendoli come attuali o degni di considerazione.
Dire che una materia che non solo ti insegna Marx senza una vera critica, ma addirittura ne parla come se avesse ragione e vantandosene, possa insegnarti a pensare sembra grottesco, specie se pensiamo a materie ignorate veramente nella scuola italiana: quelle scientifiche.
E, infatti, come ho già raccontato nella nostra famosa live, ho sentito varie persone parlare di filosofia con entusiasmo menzionando il paradosso della tartaruga di Zenone e di come funziona come esempio della disciplina. Nessuno sapeva dirmi come mai nella realtà così non è.
Una cosa che si può dedurre con davvero un minimo di logica matematica e che, comunque, viene spiegata in qualsiasi corso di matematica. Che, evidentemente, è barbarie mentale nemica del proletariato.