FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Spazio al liberismo? Quando sapremo spiegarlo…

Enrico Bardelli si chiede, in questo articolo, a cui purtroppo rispondo colpevolmente tardi, se ci sia spazio nel mondo per il liberalismo. La prospettiva internazionale è sicuramente interessante, ma ogni Paese, e talvolta ogni Regione, va un po’ per i fatti suoi, quindi conviene limitarsi al nostro, ahinoi, Paese.

Un Paese che il liberismo l’ha visto solo due volte, e anche di striscio: Tra il 1922 e il 1925 grazie al ministro De Stefani, silurato poi dal Duce in quanto troppo liberale e quindi inviso ai socialisti del PNF, e poco dopo la Seconda Guerra Mondiale grazie a Luigi Einaudi.

Un meme molto esplicativo dalla pagina “Proprietari Armati per il Capitalismo”

Per il resto abbiamo sempre visto interventi pubblici non da poco e in certe parti d’Italia la normalità è il posto pubblico. E, infatti, in Italia molte cose non funzionano. A fare notizia è quasi sempre quando un qualcosa funziona – specie se è un’eccellenza -, mentre quando le cose non funzionano, beh, è così.

Tuttavia il liberismo, che altrimenti potrebbe facilmente sfondare, ha un problema dal punto di vista comunicativo: Sembra un qualcosa che toglie. E a un popolo assuefatto dallo Stato ciò è sufficiente per rifuggerlo in toto.

Tutto per una semplice ragione: Il liberismo che ha fatto rumore è stato quasi sempre un liberismo medicinale, che ha dovuto salvare il paziente con misure urgenti. Ma come ogni medicinale ci sono effetti collaterali.

Non si può negare come le azioni della Thatcher o di Reagan, per quanto abbiamo portato ad un globale aumento del benessere, dei problemi li abbiano causati. E per quanto all’Italia, oggi, una cura Thatcher farebbe solo che bene, bisogna anche interrogarsi su come restare in salute dopo la cura.

Tutto ciò ricordando una cosa: Ci accusano, parlo da liberale classico, di voler distruggere lo Stato sociale. Quando in realtà esso ha tradito in primis i propri scopi. Ecco, il liberalismo può, paradossalmente pare, dare togliendo.

Ci dicono che se riduciamo lo Stato nessuno penserà a tante cose. Ma lo Stato non ci pensa già ora!

Pensiamo alla sanità: Ci stimiamo perché “eh, qui mica lasciamo morire la gente come in America”, infatti in alcune regioni del Sud, bisogna ammetterlo, morire dentro l’ospedale, o attendendo una visita, è gratuito o quasi. La sanità italiana, di media, è solo ventesima in Europa. Vi lascio facilmente immaginare, quindi, dove possano essere certe sanità di alcune zone d’Italia.

Il liberalismo europeo, qui, si interroga su una cosa: Come facciamo a coniugare l’accessibilità universale alla sanità con la sua efficienza, spesso portata avanti dai procedimenti di mercato? Purtroppo non c’è una risposta univoca ed esistono più soluzioni, ma almeno ci si può lavorare.

Oppure l’istruzione: Le scuole crollano assieme ai risultati scolastici ma la scuola pubblica è intoccabile e sacra. Qui il liberale non deve neanche interrogarsi più di tanto perché la soluzione – almeno iniziale – al problema è più semplice: decentramento e voucher scuola.

Sono tanti altri i possibili esempi, ho fatto solo i due che mi sono più familiari, in cui togliere allo Stato dà al cittadino. Alla fine al cittadino non importa se la scuola che frequenta il figlio è dello Stato o di una Srl, basta che lo istruisca bene. Il fatto che sia pubblica e statale interessa solo a politicanti e sindacalisti che possono fare il mercato dei voti.

Ecco, il messaggio principale che i liber(ali|isti) devono fare passare è che lo Stato dev’essere più sostenibile e che non è quasi mai capace di far funzionare un’impresa (parliamo di un Paese che ha fatto fallire un casinò…). Il nemico comunicativo, dunque, dev’essere lo Stato imprenditore.

In questo trovo dannatamente efficace il pensiero del buon vecchio Giovanni Adamo II, che nel suo libro – lettura consigliatissima che qui provo a mettere “in pratica” – non si scaglia contro i boomer, i retributivi o i teroni ma contro il sistema in generale, per il fatto principale che è insostenibile e funziona pure male.

Un altro meme sintetico sul tema, questa volta da “Lo Stato nel Terzo Millennio Shitposting”

E elettoralmente paga molto di più il liberismo dell’efficienza e della crescita che il liberismo delle azioni eclatanti e dei licenziamenti di massa. Magari, poi, il secondo è propedeutico al primo, è in effetti abbastanza improbabile che i privilegiati dall’attuale sistema rinuncino di buon grado alla propria posizione, ma la democrazia, mi si permetta la seconda referenza informatica nell’articolo, è vulnerabile ad un attacco del 51%, anche se il 51% (più correttamente il 50%+1) è sparso e la minoranza è compatta e rumorosa.

Il liberalismo è, alla fine, dare ai cittadini togliendo a chi ha privilegi iniqui. Qui bisognerebbe puntare, dire ai cittadini che non siano qui per togliere loro qualcosa ma per dare loro di più, a meno e fatto meglio. E soprattutto dando a loro, liberi individui, e non ad entità astratte come le nazioni, a cui si appellano spesso i nazionalisti, o il popolo, a cui si appellano i socialisti: queste idee sono malsane e nel nome delle libertà in realtà le opprimono, si pensi solo alla “libertà nazionale” dei sovranisti che vorrebbe impedirci di comperare merci dall’estero o a quella dei socialisti che “in nome del popolo” vogliono imporre che ci si fornisca solo da strutture pubbliche inefficienti.

In sostanza, citando il già menzionato Principe del Liechtenstein: fateci creare una nazione dove, per quanto possibile, siano gli individui, e non lo Stato, a prendere le decisioni per soddisfare i propri bisogni.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.