Bisogna commissariare la Lombardia. Non l’Emilia Romagna, che a Piacenza ha superato i tassi di morte stimati della Lombardia ed ha dati sulle RSA peggiori, perché lì c’è Bonaccini che è amico (anche se in Italia commissariare col governatore commissario non è una cosa nuova…), nemmeno la Toscana che i suoi guai li ha: solo la Lombardia.
A capo di questa armata Brancaleone del commissariamento rappresentata su Facebook da persone con residenze (controllate eh) dove se facciamo una media tra punti otteniamo Avellino c’è un assessore comunale milanese che non nominerò.
Eppure, come abbiamo già visto il governo romano ha sbagliato praticamente tutto nella gestione dell’emergenza COVID. Faccio quindi una mia controproposta: sfruttando i poteri emergenziali che danno più potere a Roma sostituire tutte le task force e le commissioni con Luca Zaia commissario nazionale.
Magari non è particolarmente bello con la “mascherina del Doge” della Grafica Veneta, ma sta di fatto che è l’unico presidente di Regione che s’è trovato il virus lì e invece di soccombere più o meno violentemente come Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte ha risposto con un programma di tamponi che ha permesso di isolare gli asintomatici e i focolai e ridurre i numeri del Veneto.
Ma nessuno loderà Zaia per il semplice fatto che ciò che ha fatto è stato in totale contrasto con le direttive OMS e del Governo.
E qui cade il mito su cui si basa tutta la faccenda del commissariamento: che lo Stato sia una sorta di ente magico che può risolvere le cose per decreto.
Magari si preferisce parlare del modello Calabria, modello sicuramente di successo e già adottato dalla Cechia se si hanno pochissimi casi e si teme un’importazione ma che se il virus già lo hai in circolazione ampia è utile quando mettersi in preservativo mentre la propria partner è al settimo mese di gravidanza.
Tutto ciò pur di non togliere questa aura magica che lo Stato ha: lo Stato deve, lo Stato può, lo Stato dovrebbe, lo Stato potrebbe, e lo faccia, perché tengo famiglia. In sostanza gli italiani vedono nello Stato ciò che i bambini di tre anni vedono nella mamma, una sorta di supereroe imbattibile che può fare tutto e quando ha la febbre piangono perché pensano che il male stia sconfiggendo il supereroe.
Giusto per raccontarvene una i “sindacati dei rider”, se parlate coi rider veri poi scoprirete che sono quattro perdigiorno con molto potere mediatico e basta, chiedevano perentori “o DPI o nazionalizzazione”.
Non “o DPI o siccome siamo liberi professionisti non lavoriamo” che potrebbe anche avere senso visto che ci sono orde di liberi professionisti che vorrebbero lavorare, hanno i DPI ma devono attendere l’unzione di Papa Giuseppi.
Ma nemmeno “DPI e nazionalizzateci”, che è roba da comunisti ma ha senso. In sostanza loro, se avessero dovuto lavorare “per lo Stato”, avrebbero rinunciato tranquillamente alle protezioni prendendo in cambio l’obbligo di lavoro. Contenti loro, contenti tutti.
Ovviamente le aziende di consegna a domicilio hanno fornito le mascherine più velocemente di quanto le fornisca lo Stato.
Ma tornando a noi: l’unica persona che oggi sarebbe degna di prendere i “pieni poteri” contro il coronavirus è una: Luca Zaia.
Se davvero riteniamo che le regioni più infette abbiano colpa della loro situazione è l’unico che potrebbe commissariarle, perché ha in effetti combattuto contro il virus meglio di tutti altri.
Sicuramente anche meglio del governo romano. E allora perché non commissariamo quello e ci mettiamo Luca Zaia invece di andare contro ogni evidenza (geografica e pratica) in un culto statolatro suicida per cui Roma è capace di tutto (ma buona a nulla, aggiungerei io…)