FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Le deboli fondamenta dello Stato nazionale…

Avrete sentito che, finalmente, la Spagna ha concesso l’indulto ai leader politici catalani, si spera il primo passo verso una soluzione politica alla questione catalana.

Non ho potuto, però, fare a meno di notare una delle dichiarazioni del premier Sánchez: non sono in carcere per le loro idee, ma per le loro azioni contro l’ordine democratico.

Ossia far votare, in un referendum non riconosciuto.

Mi fa sorridere vedere Stati che si proclamano eterni, indivisibili e creati per volontà popolare tremare per un referendum con lo stesso valore di quello della bocciofila a cui, come dimostra ad esempio canadese o anche quello italiano, uno Stato può resistere a della gente che vota, se questa gente non vuole veramente andarsene al momento.

Ciò che temono questi Stati è qualsiasi segnale politico contro la loro esistenza: immaginatevi se un’associazione cittadina organizzasse una consultazione popolare sulle periferie e il sindaco mandasse i vigili a manganellare chi vota: tale consultazione non avrebbe alcun potere effettivo sull’azione di governo, ma avrebbe un forte messaggio politico.

Impedirla vuol dire aver molta paura di questo messaggio, il che fa ridere, se si parla di Stati che ritengono di essere quasi divini. Un po’ come, d’altronde, fanno sorridere quelle religioni che parlano di un Dio onnipotente e onnipresente, capace della miglior logica e poi prevedono la pena di morte per chi mette in dubbio la fede, quando sarebbe sufficiente un cenno del capo dell’Onnipotente per riportare sulla retta via i dubbiosi…

Certo, dicono, “hanno anche dichiarato l’indipendenza!”

E questi Stati nazionali eterni, indivisibili, ai quali il diritto internazionale non solo direbbe che l’indipendenza non è un diritto ma è addirittura sempre vietata, hanno paura di un pezzo di carta con qualche firma che, proprio a detta loro, non è applicabile in alcun caso?

Davvero?

La mia impressione è che, invece, gli Stati nazionali abbiano fondamenta deboli, radicate in una cultura ottocentesca che oggi non esiste più e che, molto spesso, siano inefficienti e, se esiste volontà di mantenerli, non è per l’idea di nazione ma per l’idea di parassitare meglio.

È evidente che i piccoli Stati tendano a funzionare meglio, quasi sempre, di quelli grandi, basati su queste idee di Nazione e Sovranità, e che via via la concorrenza non potrà che fare il proprio corso, mandando “fuori mercato” questi Stati inefficienti.

Proprio per queste labili basi gli Stati nazionali hanno paura di un pezzo di carta. Uno Stato serio non avrebbe paura di qualcuno che lo mette in dubbio ma, anzi, lo favorirebbe.

Ma, solitamente, se uno Stato è serio nessuno ha molta voglia di uscirne…

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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