Avrete probabilmente sentito del caso di Malika, cacciata di casa, minacciata e ingiuriata solo perché lesbica.
Non posso dire, in tutta onestà, cosa avrei fatto io a quei genitori, altrimenti la denuncia finisce che me la becco io.
Questo evento ha portato ad un ritorno di fiamma nel dibattito pubblico del DDL Zan, ormai arenato (nonostante fosse sulla buona strada) al Senato.
Mi spiace fare sempre quello che delude le aspettative, ma questi fatti, da un punto di vista del diritto, contano relativamente al DDL Zan quanto il numero di neuroni dei genitori di Malika: zero.
Al massimo, si nota una massiccia non conoscenza delle leggi attuali da parte di chi si proclama difensore dei deboli e delle minoranze, tema che noto ormai da più di un anno, con gente che dichiara ad esempio che senza legge Zan non può denunciare le minacce, ignorando che le minacce sono già oggi reato e che un pubblico ufficiale che non accetta una denuncia… Commette egli stesso un reato.
È importantissimo, tra l’altro, ricordare una cosa: un’aggravante aggrava un reato, non lo crea.
Non so, ovviamente, se i genitori di Malika abbiano commesso qualche reato, ma se così fosse potrebbero essere puniti già oggi, senza la necessità di una nuova legge.
Se non possono essere puniti oggi, parimenti, la Zan non cambierebbe nulla: non c’è alcun reato da aggravare.
Ma io consiglierei soprattutto a Malika di sentire un avvocato, magari esperto di diritto di famiglia. Perché anche se non avessero commesso reati ci potrebbe essere spazio per un’azione civile, ad esempio per riottenere i propri beni.
Ma, soprattutto, per il mantenimento. Se la legge chiaramente non può obbligare ad amare un figlio può obbligare invece a mantenerlo. Alle volte, in Italia, si arriva all’estremo, ma in questo caso penso possa anche essere giusto.
Invece di fare anelare a tutte le persone in difficoltà una nuova legge che non potrà dare loro quel che vogliono, difendendoli solo in qualche raro caso, difendeteli prima di tutto con quella che già c’è, fronteggiate i genitori omofobi chiedendo, semplicemente, che rispettino i loro doveri legali. Tra i quali l’amore non c’è, ma la vil grana sì.