FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Se volete vietare le armi come Trudeau dovete sostenere lo stop a (certi) immigrati. Lo dicono i dati.

Qualcuno usa “fascismo” come sinonimo di “autoritarismo”, ma sbaglia: il fascismo è un’idea precisa, non un metodo. Uno stato con caratteristiche fasciste potrebbe esistere anche in un contesto non strettamente autoritario, anche se sarebbe lontano da ciò che intendiamo per democrazia liberale (più simile alla democrazia organica cinese o cubana, ma non ditelo troppo in giro).

Ad essere un metodo, e non un’idea, è il populismo. Pensateci, quando parliamo del populismo in Italia pensiamo a misure come la leva obbligatoria, i discorsi sull’immigrazione o sulle imposte o sulla democrazia diretta.

Eppure, Paesi civilissimi come la Finlandia e la Svizzera hanno la coscrizione. Ma non “perché i giovani screanzati vanno educati”, perché ne hanno bisogno: non sono (o erano, per la Finlandia) allineati e devono potersi difendere.

Immigrazione? Esistono paesi civili con standard molto stretti, alle volte necessari in base all’economia del Paese o alle sue caratteristiche naturali. Ma, appunto, queste decisioni provengono da discussioni e valutazioni lunghe, non da sparate che convincono la gente che l’immigrazione sia un problema più grave di quello che è.

Tasse? Idem. Ci son Stati con l’imposta di successione. Tutti populisti? No. Populista è proporla a cazzo per andar dietro al popolo bue socialista. Idem con la flat tax, tutti populisti? No, ma è populista proporla senza ragione alcuna e senza valutare gli effetti sul bilancio dello Stato.

Per non parlare della democrazia diretta: la già citata Svizzera la rende un elemento imprescindibile e utile del proprio sistema politico, però giustamente ridevamo dietro al Movimento 5 Stelle che pensava di poter far votare la finanziaria a tutti su Rousseau.

Tutto ciò per dire, essenzialmente, che non basta dire “X” per essere populisti, bisogna vedere molte cose: come lo dici, perché lo dici, quanto ci hai pensato, come ci hai pensato e cose così. Se parli con la pancia o alla pancia, o peggio con la pancia alla pancia, la probabilità che qualcosa vada bene è bassa.

Torniamo a noi, tra pochi giorni, il Canada vieterà l’importazione di pistole nel Paese. Perché, si è scoperto che l’80% dell’import andava nel contrabbando? O bisogna, invece, proteggere l’industria nazionale? Nossignore! Fondamentalmente, a Trudeau stanno sul cazzo le armi e usa ogni scusa per modificare le leggi in materia. Sì, non è tanto diverso dalla nostra destra sovranista che ce l’ha un po’ su coi negri e sfrutta ogni delitto degli immigrati per dimostrare che il sistema migratorio è fallito e da rivedere.

L’ultima strage scolastica negli Stati Uniti porta un’ottima scusa, che piace pure al progressista medio stupidotto, sotto sotto antiamericano: “il Canada è rimasto così colpito dalla strage da vietare le armi, e l’America non fa niente!”

Ora, in realtà, i tassi di criminalità, specialmente con armi da fuoco, nel Paese della foglia d’Acero sono risibili, d’altronde:

  1. Il Canada non ha molte delle problematiche tipiche degli Stati Uniti, non ha una storia di schiavitù e di oppressione, ha disuguaglianze minori, ha un sistema sanitario accessibile, buone scuole per tutti e sistemi sociali buoni
  2. Il Canada, prima dell’onda populista di Trudeau, si vantava esplicitamente del proprio modello sulle armi, “lontano dagli eccessi”, sia degli americani che vanno in giro con l’AR-15 per girare il caffè sia degli europei che si cagano addosso se vedono una pistola

Vi ho linkato proprio un articolo, anche interessante, della CBC, che quasi smentisce le idee del governo di Trudeau. Leggetelo, è molto carino e utile. Al solito, la stragrande maggioranza delle morti per arma da fuoco derivano da suicidi. La tragica realtà è che le armi da fuoco sono molto efficaci per uccidersi…

Comunque, paragonatela con questa statistica:

Il peso della componente straniera, ovvero delle persone di 18 anni e più nate all’estero, tra gli autori dei reati è andato aumentando a partire dagli anni Novanta, mentre prima di allora il fenomeno era trascurabile. Se nel 1990 gli stranieri erano pari al 2,5% degli imputati, nel 2009 gli stranieri rappresentano il 24% del totale degli imputati.

Guardando alle nazionalità degli stranieri che commettono reati, emerge che molte comunità non contribuiscono al fenomeno se non in misura del tutto trascurabile. Infatti, nel 2009 le prime 10 comunità rappresentano il 68,2% del totale degli imputati stranieri (erano il 71,8% nel 1992) e le prime tre nazionalità (Romania, Marocco e Albania) ne rappresentano il 38,1% (erano il 47,1% nel 1992).

Pensateci, eliminare le prime dieci comunità più “delinquenziali” vorrebbe dire ridurre, di botto, il 16% degli imputati in Italia. E, ricordiamocelo, che la percentuale di detenuti stranieri sono anche superiori a quelle degli imputati, intorno al 33%, tra assoluzioni, condanne non al carcere e cose così. Anche qui le nazionalità principali vedono romeni, marocchini e albanesi.

In sostanza, qualsiasi argomento del tipo “meno armi ci rendono più sicuri” vale, e molto, molto di più, se lo si mette come “meno rumeni, marocchini e albanesi ci rendono più sicuri”. E, improvvisamente, l’argomento da illuminati progressisti sembra quello di un vecchio missino al bar.

Qualcuno mi dirà che ha un vicino di casa di una delle citate nazionalità e che è una bravissima persona. E, personalmente, son d’accordo, ho conosciuto romeni, albanesi e marocchini perfetti membri della società e se qualcuno, ispirato da questi dati, proponesse la loro espulsione mi metterei a ridere. Ma, d’altronde, mi misi a ridere alle proposte di Letta, di corso trudeaunao, sul tema armi, quindi penso di essere legittimato a farlo.

In tutto ciò, non ho citato lo straordinario tasso di delinquenza della popolazione straniera irregolare, una roba che, se vista con l’occhio del gastrospasmo del fare, richiederebbe di sospendere ogni cosa e iniziare una serie di retate atte all’espulsione totale.

Lo stop all’immigrazione è una cazzata perché, appunto, è una soluzione semplicistica: perché per fermare il malavitoso devo fermare l’onestissimo romeno che fa l’architetto, il marocchino che si spacca la schiena o l’albanese che magari si è beccato una segnalazione perché si fa le canne ma, per il resto, è un membro produttivo della società?

Sia per l’immigrazione che per le armi le soluzioni semplici sono panzane da politici che vogliono ottenere un voto semplice parlando alla pancia, rispondendo alle critiche dettagliate con un liberatorio – ed elettoralmente produttivo – “ah allora Uvalde” o “ah allora Kabobo”.

Le soluzioni sono complesse, riguardano il bilanciamento di molte cose, il fare in modo che i benefici siano superiori ai problemi, fare in modo che ci siano controlli senza che diventino oppressivi o eccessivamente onerosi. Difficile da spiegare e non così elettoralmente sufficiente. D’altronde, chi farebbe campagna elettorale con un noioso piano, non so, sull’immigrazione con dati e numeri quando si può urlare uno slogan del tipo “stop sbarchi” o pubblicare un’immagine melensa di un bambino che sbarca dicendo “qui nessuno è straniero”?

Viene da chiedersi, comunque, come mai non si tenda a far notare il populismo di chi si dichiara istituzionale, un po’ come Trudeau o il mio tanto “amato” Macron. E la ragione non è un gombloddo di Soros, vi invito solo a ricordare il nome della vecchia testata salviniana: “il Populista”. Per qualcuno l’essere populista, da interpretare non come “berciare per piacere al popolo” ma come “servire il popolo”, è divenuto una sorta di strano vanto, per rigirare un’accusa in un qualcosa di positivo.

Quindi, nessuno nello spettro politico vuole prendersi la responsabilità di chiamare populisti gli istituzionali, dato che gli istituzionali stessi lo vedono come un insulto, mentre i “populisti classici” come un vanto per sé stessi…

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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